Lo afferma la Cgil Funzione Pubblica della Campania e dell'area metropolitana di Napoli in una nota diramata dal segretario generale Alfredo Garzi
L'Attività Libero Professionale Intramoenia (ALPI) dei medici che lavorano negli ospedali "è un cardine importante del complesso e subdolo processo di privatizzazione della sanità pubblica ed è percepita dal cittadino come la forma più odiosa e discriminante, perché spesso ricorrere alla libera professione non è una libera scelta del cittadino, ma una scelta condizionata e quasi obbligata". Lo afferma la Cgil Funzione Pubblica della Campania e dell'area metropolitana di Napoli in una nota diramata dal segretario generale Alfredo Garzi, dal segretario della sanità pubblica Antimo Morlando e dal segretario dirigenza medica e sanitaria Giosué Di Maro. Per la Cgil l'Alpi costituisce "un problema culturale e deontologico - si legge nella nota - perché ha spezzato il patto etico tra medici e servizio sanitario nazionale (SSN), tra medici e cittadini. Fuori da quel patto tutto è merce, tutto è prestazione con la trasformazione del cittadino in un consumatore. Il privato vende merci e assicura prestazione ai clienti, lo Stato tutela i diritti ai cittadini, il SSN equo e universale garantisce la esigibilità del diritto costituzionale alla salute. Anche per queste considerazioni la CGIL ha promosso la "Vertenza Salute" e per queste ragioni il 24 giugno saremo in piazza a Roma per una grande manifestazione nazionale in difesa del diritto alla salute delle persone e nei luoghi di lavoro e per la difesa e rilancio del Servizio Sanitario Nazionale, istituito con la legge 833/78".
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